mercoledì 23 maggio 2012

Giovanni Falcone. La mafia non è il frutto malato di una società sana, ma una realtà autonoma con leggi severe create al proprio interno. Dotata di una struttura verticistica, piramidale e unitaria

http://napoli.repubblica.it/cronaca/2012/05/23/news/falcone_l_ultima_intervista_cosa_nostra_pronta_a_colpire-35750453/

Falcone, l'ultima intervista. "Io, Cosa nostra e la camorra..."

Questa che riproponiamo è l'ultima testimonianza ufficiale del giudice antimafia. […]

di GIOVANNI MARINO

ROMA - "Cosa nostra non dimentica. Non l'ho mai concretamente vista come una piovra. La mafia è una pantera. Agile, feroce, dalla memoria di elefante. Per questo bisogna fare in fretta e mettersi d' accordo sulla Superprocura, uno strumento essenziale per arginare l'espansione dei boss. Il nemico è sempre lì, in attesa, pronto a colpire. Ma noi non riusciamo neppure a metterci d' accordo sull'elezione del presidente della Repubblica...". […] fuori dall'ufficialità dell'intervista Falcone confessa il suo grande cruccio: le dure e continue polemiche sulla Dna, la Direzione nazionale antimafia, subito ribattezzata Superprocura, l'organismo centrale che dovrebbe coordinare le inchieste sulla criminalità organizzata in tutt' Italia.
[…] Tra i ricordi, un quadro del pittore Bruno Caruso che richiama l'estate dei veleni, le lettere anonime che gettarono discredito sul magistrato antimafia: sono disegnati il Corvo, la Talpa, il Falcone.
[…]  Giovanni Falcone, da poco più di un anno direttore degli Affari penali del ministero di Grazia e giustizia, si sfoga subito: "Inutile farsi illusioni. Non credo che sarò io il superprocuratore. Ma non mi importa granché. Quello a cui tengo veramente è che la Dna nazionale entri al più presto in funzione. Che a guidarla possa essere io o il procuratore calabrese Agostino Cordova è davvero un dettaglio. Non c' è tempo da perdere, bisogna mettere da parte le guerre tra il Csm, l'Anm, il Guardasigilli, i partiti. Cosa nostra delinque senza soste, mentre noi litighiamo senza soste".
[…] Falcone insiste sulla Dna: "Critiche, polemiche strumentali, partiti un contro l'altro armati, che tristezza! Stiamo perdendo un'occasione storica per mettere in piedi una struttura moderna, funzionale; l'unica arma con la quale si può cercare di bloccare l'avanzata mafiosa. […]".
 […] Sullo schermo del televideo appare una dichiarazione di Achille Occhetto: il leader della Quercia si professa moderatamente ottimista su una prossima elezione del capo dello Stato. Falcone spegne la televisione, scuote la testa: "Tante parole, nessun fatto. Litigheranno ancora. Io il mio candidato ce l'avrei: Spadolini. Ma pare l'abbiano messo da parte durante le loro liti quotidiane". Falcone entra nel merito dell'intervista, definisce mafia e camorra: "La mafia non è il frutto malato di una società sana, ma una realtà autonoma con leggi severe create al proprio interno. Dotata di una struttura verticistica, piramidale e unitaria. Cosa nostra si fonda sull'assenza dello Stato in Sicilia, un vuoto colmato con regole alternative, elastiche nella loro apparente rigidità formale. Cosa nostra è come una chiesa, dispone di un ordinamento paragonabile a quello ecclesiale. E come la chiesa, sa rinnovarsi senza rinunciare alle propria fondamenta: non è un caso che il capo della Cupola, Michele Greco, sia stato soprannominato il Papa. La camorra, invece, priva di un'organizzazione verticistica, polverizzata in decine e decine di clan, non si oppone, ma vive dei buchi neri del Palazzo".

[…] Gli domando delle collusioni mafia-politica, camorra-politica. Falcone sorride, si abbandona sulla poltrona, allunga le braccia sulla scrivania: "Cosa nostra è autonoma rispetto alla politica. Il rapporto è alla pari. In parecchie occasioni addirittura di superiorità del boss sul colletto bianco. Mentre la camorra, abilissima ad infiltrarsi all'interno delle pubbliche istituzioni, vive ancora un rapporto subalterno con il politico, non certo di superiorità". […] Puntuali, le sue ultime risposte: "Cosa nostra è una pantera, l'immagine della potenza, della ferocia. La camorra è una volpe. Apparentemente non dotata di grandissima forza, ma intelligente, astuta e spietata al momento opportuno. Fanno paura camorra e mafia, non esistono graduatorie di pericolosità nel crimine organizzato. E' il momento di muoversi, di accantonare simpatie e antipatie, amici e nemici tra politici e magistrati. E' il momento della Superprocura. Perché la pantera è vigile e non dimentica. Mai".

g.marino@repubblica.it

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