Falcone, l'ultima intervista. "Io,
Cosa nostra e la camorra..."
Questa che riproponiamo è
l'ultima testimonianza ufficiale del giudice antimafia. […]
di GIOVANNI MARINO
ROMA - "Cosa nostra non
dimentica. Non l'ho mai concretamente vista come una piovra. La mafia è una
pantera. Agile, feroce, dalla memoria di elefante. Per questo bisogna fare in
fretta e mettersi d' accordo sulla Superprocura, uno strumento essenziale per arginare
l'espansione dei boss. Il nemico è sempre lì, in attesa, pronto a colpire. Ma
noi non riusciamo neppure a metterci d' accordo sull'elezione del presidente
della Repubblica...". […] fuori dall'ufficialità dell'intervista Falcone
confessa il suo grande cruccio: le dure e continue polemiche sulla Dna, la
Direzione nazionale antimafia, subito ribattezzata Superprocura, l'organismo
centrale che dovrebbe coordinare le inchieste sulla criminalità organizzata in
tutt' Italia.
[…] Tra i ricordi, un quadro del
pittore Bruno Caruso che richiama l'estate dei veleni, le lettere anonime che
gettarono discredito sul magistrato antimafia: sono disegnati il Corvo, la
Talpa, il Falcone.
[…] Giovanni Falcone, da poco più di un anno
direttore degli Affari penali del ministero di Grazia e giustizia, si sfoga
subito: "Inutile farsi illusioni. Non credo che sarò io il
superprocuratore. Ma non mi importa granché. Quello a cui tengo veramente è che
la Dna nazionale entri al più presto in funzione. Che a guidarla possa essere
io o il procuratore calabrese Agostino Cordova è davvero un dettaglio. Non c' è
tempo da perdere, bisogna mettere da parte le guerre tra il Csm, l'Anm, il
Guardasigilli, i partiti. Cosa nostra delinque senza soste, mentre noi
litighiamo senza soste".
[…] Falcone insiste sulla Dna:
"Critiche, polemiche strumentali, partiti un contro l'altro armati, che
tristezza! Stiamo perdendo un'occasione storica per mettere in piedi una
struttura moderna, funzionale; l'unica arma con la quale si può cercare di
bloccare l'avanzata mafiosa. […]".
[…] Sullo schermo del televideo appare una
dichiarazione di Achille Occhetto: il leader della Quercia si professa
moderatamente ottimista su una prossima elezione del capo dello Stato. Falcone
spegne la televisione, scuote la testa: "Tante parole, nessun fatto.
Litigheranno ancora. Io il mio candidato ce l'avrei: Spadolini. Ma pare
l'abbiano messo da parte durante le loro liti quotidiane". Falcone entra
nel merito dell'intervista, definisce mafia e camorra: "La mafia non è il
frutto malato di una società sana, ma una realtà autonoma con leggi severe
create al proprio interno. Dotata di una struttura verticistica, piramidale e
unitaria. Cosa nostra si fonda sull'assenza dello Stato in Sicilia, un vuoto
colmato con regole alternative, elastiche nella loro apparente rigidità
formale. Cosa nostra è come una chiesa, dispone di un ordinamento paragonabile
a quello ecclesiale. E come la chiesa, sa rinnovarsi senza rinunciare alle
propria fondamenta: non è un caso che il capo della Cupola, Michele Greco, sia
stato soprannominato il Papa. La camorra, invece, priva di un'organizzazione
verticistica, polverizzata in decine e decine di clan, non si oppone, ma vive
dei buchi neri del Palazzo".
[…] Gli domando delle collusioni
mafia-politica, camorra-politica. Falcone sorride, si abbandona sulla poltrona,
allunga le braccia sulla scrivania: "Cosa nostra è autonoma rispetto alla
politica. Il rapporto è alla pari. In parecchie occasioni addirittura di
superiorità del boss sul colletto bianco. Mentre la camorra, abilissima ad
infiltrarsi all'interno delle pubbliche istituzioni, vive ancora un rapporto
subalterno con il politico, non certo di superiorità". […] Puntuali, le
sue ultime risposte: "Cosa nostra è una pantera, l'immagine della potenza,
della ferocia. La camorra è una volpe. Apparentemente non dotata di grandissima
forza, ma intelligente, astuta e spietata al momento opportuno. Fanno paura
camorra e mafia, non esistono graduatorie di pericolosità nel crimine
organizzato. E' il momento di muoversi, di accantonare simpatie e antipatie,
amici e nemici tra politici e magistrati. E' il momento della Superprocura.
Perché la pantera è vigile e non dimentica. Mai".
g.marino@repubblica.it
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